L'Onu ha affermato che nelle prossime ore potrebbe esserci l'ennesima ecatombe di bambini

Continua l’escalation criminale di Israele. Si stima che i morti gazawi siano giunti ad almeno sessantamila, più un numero al momento non calcolabile di vittime sepolte sotto le macerie

Mille solo per fame. Da aggiungere ai sessantamila, ma sono di più, molti di più smembrati da centoventicinquemila tonnellate di polvere esplosiva prima di finire fra l’altra polvere e la terra. E sotto di esse. La terra contesa, si dice. La terra rubata, è più giusto. Rubata assieme alle vite, quando il cuore ancora batte e quando non riesce più farlo perché è prosciugato dai digiuni imposti dai sicari in divisa, tristemente obbedienti al ruolo infame. Riuscire a conoscere il nome dell’ultima vittima, che l’impotente patriarca cattolico di Gerusalemme definisce un atto di umanizzazione davanti alla sfibrante conta giornaliera dei cadaveri, è pietà laica prima che sacra ma non serve a placare la brama di sterminio israeliana. Ormai molti di più d’un anno addietro e dei mesi successivi l’attuazione del piano genocidario sui gazawi, un piano accolto come liberatorio dalla maggioranza che conta nello Stato ebraico, molti fra politici e pensatori, personalità e nazioni, gente perbene e cittadini qualunque, e organismi come le Nazioni Unite, i Tribunali Internazionali.

Continuano a morire centinaia di palestinesi, per carestia, embargo israeliano di cibo a Gaza

Che dovevano misurare e contenere le atrocità dei potentati del mondo, pensano tutto il peggio su Benjamin Netanyahu, sul suo governo criminale, sulle loro strutture di misfatto celate dietro divise militari o doppiopetti diplomatici, ma la mortifera pianificazione prosegue. Non una distopìa, no. Una repellente sanguinaria realtà che tritura e risucchia vite sfibrate nel buco nero del suo orrore. I racconti di questo terrore riescono ancora a proseguire grazie alla pattuglia, purtroppo sempre più sottile, degli eroici giornalisti palestinesi della Striscia, massacrati anch’essi in oltre duecento, tanto per tornare ai numeri, e possiamo citarne qualcuno (Fadi Hassouna, Ibrahim Al-Sheikh…) tanto per non dimenticare i nomi. Sebbene i loro volti, come quelli cadaverici prima d’esalare l’ultimo respiro di Fatima o Mohammad, non li abbiamo mai incrociati sui nostri schermi, schermati dal servizievole inchino all’alleato americano. Il padrino del democratico Israele, la funerea nazione sovrana che dal 1948 impone lo strazio del popolo di Palestina.

articolo pubblicato su    http://enricocampofreda.blogspot.it

Di Enrico Campofreda

Giornalista. Ha scritto per Paese Sera, Il Messaggero, Corriere della Sera, Il Giornale, La Gazzetta dello Sport, Il Corriere dello Sport, Il Manifesto, Terra. Attualmente scrive di politica mediorientale per il mensile Confronti, per alcuni quotidiani online e sul blog http://enricocampofreda.blogspot.it/ Publicazioni: • L’urlo e il sorriso, 2007 • Hépou moi, 2010 • Diario di una primavera incompiuta, 2012 • Afghanistan fuori dall’Afghanistan, 2013 • Leggeri e pungenti, 2017 • Bitume, 2020 • Corazón andino, 2020 • Il ragazzo dai sali d’argento, 2021 • Pane, olio, vino e sale, 2022 • L'Intagliatore 2025

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