In Egitto prosegue il terrore del regime al-Sisi. Gli oppositori del dittatore superano la metà degli ‘ospiti’ delle locali galere stimati in oltre centoventimila nell’ultimo censimento del 2021. Diritti violati sono all’ordine del giorno. Tra i detenuti politici più colpiti ci sono i figli dei leader. Basta essere parente di un carcerato per essere incriminato
Fra i sepolti vivi nelle carceri mediorientali i prigionieri egiziani, dall’epoca del golpe bianco di Abdel Fattah al-Sisi, hanno un privilegiato posto di dannazione. Sono oppositori, islamisti e laici, che superano la metà degli ‘ospiti’ delle locali galere stimati in oltre centoventimila nell’ultimo censimento del 2021. Gli appartenenti alla Fratellanza Musulmana, che nella rivolta anti sistema e anti Mubarak del 2011 risultarono i più organizzati, lesti e scaltri fra le formazioni politiche ad accaparrarsi il potere (vincendo comunque legalmente le elezioni col partito Giustizia e Libertà), hanno poi riempito in gran numero le celle delle antiche e terribili strutture come Tora, e le nuove creazioni stile “Badr Correctional and Rehabilitation Center”, collocato a 70 km dalla capitale, di cui il regime militare e i sostenitori sauditi e statunitensi vanni fieri. In questi complessi di costruzione recente e tecnologica può accadere che manchi l’energia elettrica per un numero imprecisato di ore, fino a un’intera settimana. Un atto voluto, denuncia un’associazione dei familiari, una coercizione collettiva che lascia i reclusi al caldo e al buio, nell’impossibilità di avere accesso ai turni d’aria per via delle porte automatiche bloccate, gli impedisce di cucinarsi del cibo in proprio, peraltro già ridotto nelle forniture che non possono essere distribuite dai parenti le cui visite finiscono per essere proibite con un’assoluta discrezionalità. La resistenza fisica e psicologica degli internati non è affatto scontata. C’è chi si lascia andare fino a tentare il suicidio e c’è chi irrimediabilmente lo pratica. Ong straniere che non possono più lavorare nel Paese arabo hanno denunciato tali condizioni di particolare oppressione e disumanizzazione; lo fa anche qualche intellettuale impegnato nella difesa dei diritti umani, lo scrittore e analista politico Mohamed al Sayed è fra i più attivi. Però nulla si muove.

Fra i detenuti politici più colpiti c’è la categoria dei figli dei leader, in tanti casi agguantati dai militari solo per ragioni anagrafiche. Anas al Beltagy, figlio di Mohamed ex parlamentare della Fratellanza, è dentro da undici anni, molti dei quali trascorsi in isolamento. Un’istanza internazionale ne ha sottolineato i pericoli per la sua incolumità, poiché respingere all’infinito la richiesta di visite a un detenuto può incidere sulla sua possibilità di sopravvivenza, sostengono gli avvocati. Mohammad Khairat al Shater, il businessman della Confraternita per la sua attività d’imprenditore oltre che per le competenze ingegneristiche, è stato fra i primi arrestati della controrivoluzione di al Sisi, prima dello stesso presidente Mohamed Morsi. Le autorità militari lo prelevarono il 5 luglio 2013 sebbene fosse un parlamentare di Giustizia e Libertà. Sua figlia Aisha e il di lei marito, l’avvocato Horeira, sono anch’essi custoditi nella terza struttura del mega carcere di Badr, condannati a quindici anni. L’unica motivazione è la parentela col l’ex onorevole islamista. Se fra i detenuti comuni, periodicamente ci scappa qualche liberazione, i politici devono sudarsela. Ne sa qualcosa Alaa al Fattah, la cui madre, Laila Soueif, nonostante l’età inanella scioperi della fame a rischio della sua vita. I politici islamisti non possono nutrire speranze di redenzione da parte del regime che, appunto, ne perseguita gli stessi familiari. E per rilanciarne e prolungarne la reclusione inventa accuse per alimentare un processo infinito, simile a quello che negli anni scorsi bloccava la scarcerazione dello studente cairota-bolognese Patrick Zaki. La macchia di Zaki era la critica alla coercizione egiziana, ma i fratelli e le sorelle musulmane sono molto più odiati dalla lobby delle stellette: il loro islam politico dev’essere sotterrato e i loro corpi murati. Che serva da esempio a chi pensasse di riprenderne il pensiero.
articolo pubblicato su http://enricocampofreda.blogspot.it