Installazione multimediale studio di progettazione Maurits

Il grande artista olandese è esposto al Mudec di Milano fino all’8 febbraio 2026. Il suo amore per il paesaggio mediterraneo lo condurrà nel 1922 a viaggiare in nave lungo le coste italiane, francesi e spagnole per innamorarsi e trarre ispirazione dal mitico palazzo dell’Alhambra a Granada e dalla moschea-cattedrale di Cordova

Al Mudec di Milano fino all’8 febbraio 2026 arte grafica e scienza si incontrano nell’arte di Maurits Cornelis Escher. Il progetto espositivo interamente dedicato all’artista con 90 opere tra acquerelli , xilografie, e litografie introduce uno sguardo più ampio del suo percorso artistico.

“Il grafico, comunque, è come il merlo che canta sulla cima dell’albero. Ripete più volte la sua canzone, tutta intera ad ogni esecuzione. Più copie gli vengono chieste, e più è contento. Spera che il vento diffonda la sua voce nel mondo, il più lontano possibile: non come le foglie morte in autunno, ma come semi leggeri, che possono germinare”.

L’arte grafica è il modo in cui Escher esprime la sua visione del mondo riproducibile in copie di tasselli, moduli, simmetrie, traslazioni, prospettive impossibili, visioni iperboliche che non appartengono allo spazio Euclideo ma si spingono oltre, verso l’infinito per poter espandersi come lui dice, e germinare per creare nuovi modelli di comprensione della realtà.

Gruppi di tassellazioni

Escher nasce in Olanda nel 1898 e viene iscritto dal padre, ingegnere idraulico, alla scuola di Architettura e Arti decorative di Haarlem per orientarsi verso il corso di arti grafiche sotto la guida dell’incisore Samuel Jessurun de Mesquita che sarà fondamentale per la sua formazione e a cui Escher rimarrà legato da un’amicizia profonda fino alla deportazione del maestro da parte dei nazisti nel 1944. Escher avrà premura di conservarne le opere. La sua formazione non è esente dalla conoscenza dei due più grandi incisori tedeschi Albrecht Dürer e Martin Schongauer per la rappresentazione di animali fantastici, diavoli e angeli, tipici nelle rappresentazioni tardo medievali e dallo studio di Giovanni Battista Piranesi per la sua capacità di immortalare le vestigia dell’architettura romana.

Proprio per questo sguardo d’artista a 360 gradi e spirito di ricerca continuo, terminati gli studi viaggia per tutta l’Italia e si concentra molto nel sud della penisola. Si immerge nello spirito italico e ne coglie l’anima attraverso lo studio del  paesaggio che non è certo quello olandese, caratterizzato esclusivamente dalla pianura. Già nelle sue prime riproduzioni dei paesaggi medievali e rinascimentali italiani, Escher sottolinea le prospettive ardite, i percorsi tortuosi le scale discontinue dei paesini posti sulle montagne e sulle colline dell’Italia centro meridionale.

In alcuni paesaggi italiani come “Scilla, Calabria” e “Costiera Amalfitana” che possiamo vedere in mostra, Escher pone lo sguardo sulle geometrie di paesi che sembrano essere appesi alle montagne e che possono cadere da un momento all’altro. Si pone come l’osservatore che guarda dall’alto e ritrae il paesaggio in modo perfettamente geometrico senza trascurare i dettagli come un vero matematico. La sua visione è particolarmente ricca di dettagli e allo stesso tempo caratterizzata da una prospettiva irreale e visionaria.

Serie “Il sentiero della vita” I, II, III

L’artista è da sempre affascinato dall’Italia, dove trascorrerà ben quattordici anni della sua vita e dove nasceranno anche i suoi due dei tre figli, emigrerà in Svizzera, scappando dalla propaganda nazionalista che in Italia si diffonderà velocemente dopo l’avvento del fascismo. Il suo amore per il paesaggio mediterraneo lo condurrà nel 1922 a viaggiare in nave lungo le coste italiane, francesi e spagnole per innamorarsi e trarre ispirazione dal mitico palazzo dell’Alhambra a Granada e dalla moschea-cattedrale di Cordova. Da qui la svolta della sua poetica, dal naturalismo alla geometria, che porrà le basi del suo nuovo linguaggio figurativo.

L’arte della tassellazione araba che ha ispirato Escher

 Dall’Alhambra, dimora della dinastia dei Nasdiri, che non venne fortunatamente distrutta dai re cattolici nella riconquista del 1492, Escher rimane affascinato dalle numerose tassellazioni geometriche che abbellivano la dimora. Gli arabi abbellivano i loro palazzi con forme calligrafiche e geometriche per ricondurre lo spettatore al messaggio divino con metafore che componevano attraverso un metodo definito tassellazione del piano: ovvero la ripetizione di schemi geometrici e calligrafici di figure elementari come quadrato cerchio triangolo in un piano e composte senza lasciare spazi nell’accostamento delle figure o della stessa scrittura araba che si evolve in forme artistiche come il kufico, stile calligrafico caratterizzato da linee dritte e angolate particolarmente adatte ad essere scolpite sulla pietra o il naskh uno stile calligrafico più morbido ancora oggi utilizzato nella scrittura araba. La tassellazione del piano aveva lo scopo di comporre le figure geometriche in modo simmetrico, traslato o riflesso e ad armonizzare il tutto componendo una nuova forma. In mostra piastrelle provenienti dalla Turchia e ciotole provenienti dall’Iran, tappeti caucasici con motivi geometrici a tassellazione. Un altro studio che Escher dovette approfondire fu quello del matematico Gyorgy Polya che aveva studiato le suddivisioni regolari del piano euclideo e classificato i 17 gruppi di simmetria che possono riempire un piano.

Serie “Metamorfosi”

Dalle tassellature alle metamorfosi visionarie

L’artista prepara un’altra fase della sua ricerca, rendendo le tassellazioni non solo geometriche ma rappresentative di animali che l’occhio percepisce animate per la tecnica utilizzata da Escher della figura-sfondo costruita con il bianco e nero e con la ripetizione. In mostra l’opera “Metamorfosi I”, dove la rappresentazione del paesaggio di Atrani si trasforma gradualmente attraverso schemi geometrici in una figura. O nell’opera “Giorno e Notte” dove il paesaggio di campi coltivati bidimensionali si trasforma in volatili tridimensionali. Il linguaggio visivo di Escher si fa sempre più complesso e pur non avendo una preparazione matematica basandosi su un approccio intuitivo venne riconosciuto dal professor di matematica dell’Università di Amsterdam, Nicolaas Govert de Bruijn come artista che ha saputo congiungere l’arte alla matematica tanto da realizzare per lui un’esposizione in occasione del Congresso Internazionale dei matematici tenutosi ad Amsterdam nel 1954.

Escher, la matematica e la rappresentazione dell’infinito

La fase più matura del linguaggio di Escher è data dall’incontro con il matematico canadese Harold Scott MacDonald Coxeter che gli fornisce gli strumenti di studio necessari per rappresentare l’illimitato infinito all’interno dei confini del foglio. Dalla loro corrispondenza nasceranno le opere della serie “Limite del cerchio I,II, III, IV”. Le cosiddette “tassellazioni al limite” che rappresentano una riflessione sul concetto di eternità e ripetizione infinita. L’infinito per Escher diventa in questo modo, non più una astrazione teorica ma un esperienza percettiva in cui arte e matematica diventano un tutt’uno.

Interni della mostra

Il percorso espositivo si snoda in 8 sezioni tematiche. In mostra 90 opere di Escher tra acquerelli, xilografie, e litografie. L’esposizione offre inoltre la possibilità di vedere oggetti di arte islamica di rara bellezza che diventa materiale utile alla comprensione dell’artista. La mostra a cura di Claudio Bartocci, Paolo Branca, Claudio Salsi con il supporto di Fondazione M. C. Escher e in collaborazione con Kunstmuseum Den Haag ha voluto introdurre a conclusione del percorso espositivo, le installazioni multimediali a cura dello studio di progettazione Maurits. Tale modalità di visione ha voluto offrire al visitatore una sorpresa ludica e immersiva per comprendere meglio l’arte di Escher. La stanza infinity room porta il visitatore a sperimentare le visioni iperboliche di Escher con un gioco di specchi e riflessioni molto sensoriale e percettivo in grado di proiettarci nella mente dell’artista.

INFOUTILI:
MUDEC Via Tortona 56,tel. 02/54917 (lun-ven 10.00-17.00)
Mostra fino all’8/02/2026
Orari: Lunedì 14.30-19.30 | Martedì, Mercoledì, Venerdì, Domenica 9.30‐19.30 | Giovedì, Sabato 9.30-22.30
Biglietti: Intero € 16 | Ridotto € 14
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.

Di Marcella Baldassini

Grafico editoriale e giornalista professionista iscritta all’Ordine nel 1994. Ho curato la veste grafica per numerose riviste di arredamento (Domus, Gioia Casa, Spazio Casa) e settimanali femminili di attualità, gossip e benessere (Gente, Vitality). Da sempre appassionata d’arte, design, e psicologia. Ho lavorato, inoltre, con l’Editoriale Domus, Rusconi Editore - Hearst, Editoriale Jackson e in varie agenzie di pubblicità come visual. Ho collaborato anche con ultimaparola.net e stadio5.it

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