Non è nostra abitudine “pizzicare” le opinioni degli altri, ma quando queste sembrano uscite da Narnia, facendo passare la finale di Champions come una passeggiata di salute, non ci stiamo. Il riferimento è all’articolo “Dalla curva alle chat è calato il silenzio. Ma la storia continua ci vediamo al Mondiale” del collega Riotta a pag. 35 su la Repubblica del 1° giugno

Caro Gianni Riotta, che si bea di una scrittura edulcorata e ottimistica, molto sorridente, scevra di qualsiasi analisi critica, ha omesso dei dettagli che raccontano una tragedia, sportiva s’intende. Perdere 5-0 in finale (il peggior scarto della storia di Champions League o Coppa dei Campioni, come era quella di una volta) in quel modo è vergognoso. Una persona intelligente sa benissimo che la vittoria 4-3 sul Barcellona è stata più casuale che meritata. Probabilmente non sa (o fa finta di nulla) che questa sconfitta lascerà cicatrici profonde. Viceversa, se l’Inter avesse perso col Barcellona (come giusto che fosse, il risultato nello sport spesso non dice tutto) non ci sarebbe stato nulla di male e l’eliminazione sarebbe passata via liscia.

Il 5-0 è un risultato oltraggioso, che va oltre i meriti dell’avversario. Probabilmente saprà anche che l’umiliazione è la cosa peggiore che esista nello sport. Fare finta di niente e voltare pagina guardando al Mondiale americano, che inizia il 15 giugno, è riduttivo. Tutte le squadre, infatti, lo vedono come fumo negli occhi; menzionarlo serve solo mettere la polvere sotto il tappeto. E poi. La débâcle di Monaco sta mettendo a rischio la permanenza di Simone Inzaghi (uno dei migliori tecnici in circolazione). Per rinascere L’Inter su chi andrebbe? Altro che pensare alle diatribe campanilistiche su social e chat. Dei milanisti non frega molto, i tifosi interisti ora hanno altro cui pensare. Hanno da curare delle ferite che sono molto profonde e saranno difficili da guarire in tempo breve. Perché una sconfitta del genere fa male all’anima. Perché una sconfitta del genere sconfessa addirittura i principi dello sport. La vergogna non ne deve far parte. Caro collega ti do un suggerimento: lasci stare lo sport. Descriverlo come una partita a carte con quattro amici al bar non è giusto. Ci perdoni, ma questo ce lo devi.

di Beppe Vigani

Giornalista professionista iscritto all'Ordine dal 1993. Corrispondente, in passato, del Corriere dello Sport e delle Agenzie radiofoniche AGR e CNR, redattore a La Notte, Infront, radio MilanInter e radio Number One, oltre ad altre innumerevoli collaborazioni. Opinionista, attualmente, di Telelombardia e Top Calcio 24-7Gold

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