Iran attaccato da Israele

Ancora Israele. Giovedì sera 13 giugno lo Stato, diventato guerrafondaio da quando è guidato da Netanyahu, ha attaccato la Repubblica islamica con raid aerei su impianti nucleari e centri militari

Il principale Stato-terrorista globale lancia nella notte raid aerei su impianti nucleari e centri militari iraniani, colpendo in maniera mirata nella stessa capitale. Lo diceva da tempo, l’ha fatto, certo di non avere reazioni. Secondo fonti d’agenzia nel mirino le città di Natanz, col suo centro d’arricchimento dell’uranio, Ishfan, però l’Aiea dichiara che la centrale non è stata colpita, Tabriz dove al settore di ricerca nucleare s’affiancano due basi militari, quindi a sud-ovest Arak e Kermanshah. Con operazioni-killer, di cui il Mossad è capofila al mondo, sono stati eliminati Hossein Salami, responsabile delle Guardie della Rivoluzione e Mohammad Bagheri, capo di Stato maggiore dell’esercito. Fra le vittime di stanotte sono stati annunciati anche gli scienziati nucleari Fereydoon Abbasi e Mohammad Mehdi Tehranchi. La motivazione sarebbe l’autodifesa da “un regime che minaccia l’esistenza d’Israele”; chi minaccia chi e soprattutto chi attacca chi sono sotto gli occhi del mondo. Che però non vuol vedere la scalata di violenza d’un Paese sorto con princìpi che si sono sempre più rivelati guerrafondai, espansivi, coloniali. Verso i palestinesi, popolo defraudato della propria terra e verso il Medioriente vicino e lontano. L’intenzione di continuare a colpire al cuore la nazione iraniana era stata in più occasioni esplicitata dal governo Netanyahu, e già diversi attacchi interni con attentati e una sequela d’uccisioni mirate contro ingegneri del piano nucleare erano state compiute, ma non rivendicate da Israele. Per la precisione e sofisticatezza dei mezzi impiegati il pensiero correva alle Intelligence di Tel Aviv e Washington, che però hanno sempre negato coinvolgimenti. La Casa Bianca sostiene di non essere stata messa al corrente dell’operazione di stanotte. Formalmente gli Stati Uniti hanno riaperto la trattativa sul nucleare con Teheran, e sembrerebbero propensi al dialogo. Di fatto finora gli incontri sono stato formali, le delegazioni restano su posizioni lontane, visto l’intento americano d’impedire lo stesso impiego civile del nucleare, su cui comunque l’Iran continua a lavorare.  

Raid di Israele sull’Iran: parte di un edificio sventrato

Secondo la valutazione della stessa Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica le bombe su impianti nucleari possono produrre conseguenze poco prevedibili riguardo a fughe radioattive e contaminazioni a lungo termine d’aria, suolo e acqua. Se per distruttività non corrispondono a esplosioni di ordigni atomici, il fatale effetto letale può risultare altrettanto pericoloso. Mentre i vertici di Israel Defence Forces con Eyal Zamir esultano e rilanciano come indispensabili simili azioni per tagliare le gambe al nemico, peraltro supportati dal leader dell’opposizione Yair Lepid che si congratula con l’esercito, da Teheran giungono le grida di vendetta. Il vecchio ayatollah Ali Khamenei afferma ancora una   volta che “Israele dovrà affrontare un destino amaro e doloroso”. Litania trita e inefficace. Lo Stato ebraico la conosce, se ne infischia e ha conseguentemente alzato posta e pretese. Trovando in Donald Trump un sodale supremo in fatto di provocazioni visto che l’accelerazione verso gli assassini-mirati, che nel decennio 2010-2020 erano rivolti ai soli tecnici e ingegneri nucleari, fu opera del presidente che diresse un drone esplosivo sulla massima autorità militare e politica iraniana: il generale Qasem Soleimani. Il colpo venne incassato con le sole invettive verbali o poco più dagli eredi della civiltà persiana, e da allora il crescendo dell’aggressività senza confini di Tel Aviv, ha sempre avuto il benestare dello Studio Ovale, chiunque vi sedesse o risiedesse, assieme all’infinità d’armamenti e finanziamenti che sempre più viaggiano dalla sponda atlantica statunitense al satellite sionista nel Mediterraneo. L’escalation tecnologico-informatica dei conflitti favorisce chi incentiva tali competenze, le utilizza in maniera massiccia e chi ha fondi, tanti fondi, da investire in corruzione e infiltrazione dell’avversario. Attualmente l’Iran e i suoi vicini di fede e ideali mostrano un ventre molle per instabilità, opposizione ideologica, crisi economica e contraddizioni incistate da oltre due decenni. Quella è la ferita purulenta su cui i Servizi infilano il proprio ditone. Nel piano chirurgico dello Stranamore Netanyahu e soci non certo per guarire, ma per seppellire l’avversario. A Gaza e altrove. Col ghigno ridente dell’amico Donald e l’occhio socchiuso d’un Occidente che vede le autocrazie solo altrove.

articolo pubblicato su    http://enricocampofreda.blogspot.it

di Enrico Campofreda

Giornalista. Ha scritto per Paese Sera, Il Messaggero, Corriere della Sera, Il Giornale, La Gazzetta dello Sport, Il Corriere dello Sport, Il Manifesto, Terra. Attualmente scrive di politica mediorientale per il mensile Confronti, per alcuni quotidiani online e sul blog http://enricocampofreda.blogspot.it/ Publicazioni: • L’urlo e il sorriso, 2007 • Hépou moi, 2010 • Diario di una primavera incompiuta, 2012 • Afghanistan fuori dall’Afghanistan, 2013 • Leggeri e pungenti, 2017 • Bitume, 2020 • Corazón andino, 2020 • Il ragazzo dai sali d’argento, 2021 • Pane, olio, vino e sale, 2022 • L'Intagliatore 2025

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