Al Teatro Menotti di Milano la brava Marigliana è protagonista in Lo Psicopompo, che approfondisce il dibattito sull’eutanasia e il suicidio assistito

Ognuno ha il diritto di scegliere la propria fine? Di i porre fine al proprio dolore, sia esso fisico o psicologico? Se a soffrire fosse un nostro caro, come ci comporteremmo? Cosa faremmo? Sono queste le domande che nascono di fronte a Lo psicopompo, lo spettacolo in scena fino al 7 aprile al Teatro Menotti, scritto e diretta da Dario De Luca, con l’interpretazione vibrante di Milvia Marigliano e dello stesso De Luca. Nell’attuale contesto sociale, dove il dibattito sull’eutanasia e il suicidio assistito diviene sempre più rilevante e divisivo, Lo Psicopompo affronta con delicatezza e con realistica drammaticità  questioni cruciali su un argomento che potrebbe  offrire il fianco a facili semplificazioni

In scena, una donna di una certa età e un uomo più giovane. Lei una professoressa in pensione che vuole morire, lui un infermiere che aiuta i malati terminali nel loro ultimo atto, in un luogo spoglio e asettico che acuisce il senso di profonda solitudine che attanaglia entrambi: solo una dormeuse, tangibile allusione (freudiana) alla necessità di una confessione, di un dialogo, dove poter appoggiare quei corpi stanchi della vita e un sottofondo musicale che, come un contrappunto dell’anima, ne acuisce intensità e sentimenti.

La donna, pienamente tratteggiata nel suo tormento dalla Marigliano, si aggira in quel vuoto: lei vuole farla finita una volta per tutte con un’esistenza che  gira ormai a vuoto: e in epoca di morte tecnologicamente assistita come l’attuale, le basta una telefonata al numero giusto. Una voce fredda e impersonale ne appunta coscienziosamente i dati, le detta i tempi, le modalità. E il prezzo, ovviamente. Così la donna attende la persona che, come lo psicopompo della mitologia che conduceva le anime dei defunti nell’aldilà ,la dovrà aiutare a intraprendere l’ultimo viaggio.

Comincia  fra loro due, che scopriremo essere legati da un particolare rapporto affettivo, una resa dei conti, feroce: la donna a insistere nel suo proposito, l’altro a tentare di dissuaderla. Un conflitto che spesso scorre nascosto, segreto quasi, emergendo improvviso tra le loro parole, in mezzo ai loro discorsi apparentemente comuni e banali, un’atmosfera tesa e amara nella quale aleggiano ancora sia il fantasma di un figlio (e di un fratello) scomparso, sia l’abbandono di un padre (e (di un compagno). “Non bisogna essere malati terminali per avere il diritto di scegliere”, si ostina a ripetere la donna: e la versatilità dell’interpretazione di Milvia Marigliano riesce in ogni momento a declinare – oscillando tra sarcasmo e disperazione assoluta e cruda o distacco, l’urgenza di una donna che rivendica la  libertà di scegliere di porre fine alla propria esistenza. Non per malattia, non per una sofferenza fisica né per un delirio della mente. Ma perché talvolta i dolori dell’anima possono essere ugualmente atroci e insopportabili tanto quelli del corpo. “Io non cerco la morte come via di fuga, ma come fine”.

Riappaiono i ricordi di un passato marcato da una grande tragedia. Emergono i fraintendimenti, le incomprensioni. Un fardello che i due non sono mai riusciti a condividere in vita e che li accompagnerà sino al silenzioso epilogo in cui, per una volta, si avvicinano in una ritrovata tenerezza, che, si fa sussurri e piccoli gesti. “La a morte può essere una guarigione”. Un finale incorniciato come un  un celebre quadro di René Magritte con il drappo bianco sul volto di un uomo e di una donna che sembrano volersi avvicinare. A simboleggiare e proiettare in una dimensione comune, dell’invisibile, dell’aldilà e quindi della morte.

Giornoorari
Venerdì 5 aprile20
Sabato 6 aprile20
Domenica 7 aprile16,30

Teatro Menotti Via Ciro Menotti, 11 20129 Milano

Di Cristina Tirinzoni

Giornalista professionista di lungo corso, ha cominciato a scrivere per testate femminili (Donna Moderna, Club 3, Effe, Donna in salute). E’ stata poi per lungo tempo redattore del mensile Vitality e del mensile Psychologies magazine e Cosmopolitan, occupandosi di attualità, cultura, psicologia. Ha pubblicato le raccolte di poesie Come un taglio nel paesaggio (Genesi editore, 2014) e Sia pure il tempo di un istante (Neos edizioni, 2010).

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