Davide Frattesi subito dopo il gol della vittoria

L’Inter guadagna per la settima volta della sua storia la finale di Champions League, superando il Barcellona nel ritorno della semifinale ai tempi supplementari. Incredibile girandola di emozioni. Avanti i nerazzurri 2-0 dopo il primo tempo, ma i blaugrana la ribaltano e nel recupero Acerbi segna il gol del 3-3. Poi nei tempi supplementari la decide ancora Frattesi

Eravamo rimasti al 3-3 dello Stadio olimpico Lluís Companys al Montjuïc e la domanda che tutti si ponevano era: fino a che punto l’Inter si sarebbe spinta contro il Barcellona dei talenti Lamine Yamal, Pedri e Raphinha (13 gol per il brasiliano in 14 partite in Champions)? Questa volta è andata in modo diverso, non di tanto. C’è una piccola differenza, ma sostanziale: tempi regolamentari sono terminati alla stessa maniera, peccato però che nei tempi supplementari Davide Frattesi (già decisivo all’Allianz Arena di Monaco contro il Bayern ai quarti di finale) ha infilato Wojciech Szczęsny dopo una giocata straordinaria di Marcus Thuram e una sponda intelligente di Mehdi Taremi (finalmente) che ha portato l’Inter in finale di Champions League per la seconda volta in tre anni. E’ stato un match epico, non tanto nel risultato, ma per come sfida si sia sviluppata. Nerazzurri in vantaggio 2-0 nel primo tempo, grazie ai gol di Lautaro Martínez (straordinaria l’imbucata di Federico Dimarco a Denzel Dumfries e assist al capitano) e Hakan Çalhanoğlu su rigore per fallo sempre su Lautaro. Partita in ghiaccio. Neanche per sogno. Come all’andata. Anzi i catalani fanno meglio. Non solo vanno in gol per ben due volte con Eric García e Dani Olmo nei primi quindici minuti della ripresa, ma ribaltano la faccenda a tre minuti dal triplice fischio. Sembrava tutto finito ma, invece, comincia l’impresa degli uomini di Simone Inzaghi.

Al 93′ Francesco Acerbi, l’uomo che aspetti di meno con i suoi 37 anni su passaggio rasoterra di Dumfries di destro (lui che è mancino) uccella Szczęsny. Gol da attaccante vero, per chi è difensore un gol così è una rarità. In questa girandola di emozioni Yann Sommer fa i miracoli. Almeno tre palloni fanno gridare al gol, ma i suoi balzi prodigiosi danno ossigeno e speranza a una squadra che si trascina ai supplementari quasi stremata. Poi la zampata di Frattesi al 9′ del primo extra time e Inter a Monaco di Baviera contro la vincente di Psg-Arsenal. Alla vigilia della contesa Lautaro doveva essere il grande assente della contesa insieme con Robert Lewandowski (anche lui al rientro, ma dalla panchina e per pochi minuti), invece ha recuperato ed è stato decisivo con un sigillo e un penalty procurato. Alla fine della serata contiamo Sommer, Acerbi, Henrikh Mkhitaryan e Matteo Darmian più vicini ai quaranta che ai trent’anni, mentre nei blaugrana l’eta media è sui 23 anni, la più bassa d’Europa. La squadra di Hans Dieter Flick è in testa nella Liga a +4 sul Real Madrid. Sicuramente talento da vendere, il futuro è dalla loro parte, anche se la serata milanese lascerà delle scorie difficili da mandare via. Il tempo li aiuterà. L’esperienza, il cuore, la grinta, l’esperienza portano la squadra nerazzurra alla settima finale (tre vinte) di Champions League (una volta Coppa dei Campioni) della sua storia. Questa volta sarebbe un peccato perderla.

di Beppe Vigani

Giornalista professionista iscritto all'Ordine dal 1993. Corrispondente, in passato, del Corriere dello Sport e delle Agenzie radiofoniche AGR e CNR, redattore a La Notte, Infront, radio MilanInter e radio Number One, oltre ad altre innumerevoli collaborazioni. Opinionista, attualmente, di Telelombardia e Top Calcio 24-7Gold

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