Antonio-Conte-portato-in-trionfo-dai-suoi-giocatori (Credit ANSA/STRINGER)

I partenopei vincono il quarto scudetto della storia, superando il Cagliari. L’Inter supera il Como ma non riesce a strappare il regalo che aveva fatto settimana scorsa a Conte

Complimenti al Napoli, senza dubbio, ma gridare all’impresa è fuori luogo. Quella cosa lì riguarda solo al Napoli targato Luciano Spalletti. Quella squadra aveva un fuoriclasse come Victor Osimhen, ma Khvicha Kvaratskhelia fu la sorpresa inaspettata. Merito di quella gestione tecnica. All’epoca c’erano anche Hirving Lozano, Kim Min-jae e Piotr Zieliński è vero, ma nel Napoli di questo scudetto possiamo annoverare Scott McTominay, Billy Gilmour, David Neres, Alessandro Buongiorno, non certo gli ultimi arrivati visto i milioni spesi nel mercato. C’è dell’altro. Antonio Conte ha voluto uscire scientemente anche dalla Coppa Italia per avere solo in campionato, mentre Spalletti nella sua stagione tricolore era arrivato addirittura ai quarti di finale di Champions League, poi persa contro il Milan. Infine, la squadra di Conte aveva l’ossatura di spallettiana memoria di almeno sette uomini. Poco prima del campionato 2022-23 il Napoli dovette cedere per questioni tecniche e di bilancio Kalidou Koulibaly, Fabián Ruiz, Dries Mertens e Lorenzo Insigne non proprio delle mezze calzette. In soldoni il Vate di Certaldo dovette rifare una squadra ex novo. Dare a Cesare quel che è di Cesare. Bravo Conte. Lo applaudiamo per essere l’unico allenatore ad aver vinto tre scudetti in tre squadre diverse di Serie A, ma non ha compiuto un’impresa. Giusto mettere le cose al loro posto.

Non sappiamo se alla fine del match che ha incoronato il Napoli campione d’Italia, Yann Bisseck abbia capito la sciocchezza commessa con la Lazio. Speriamo di sì, se questo vorrà dire far crescere questo ragazzotto che ogni tanto non non sa cosa voglia dire “hic et nunc”. Chissà se Marko Arnautović abbia ben in mente cosa ha sbagliato contro i biancocelesti. All’87’ di quella maledetta partita l’Inter era ormai campione d’Italia, miracolosamente è giusto dire, dopo aver dilapidato una fortuna contro Parma, Bologna e Roma. Il Napoli stava facendo peggio. Poi il patatrac. Lo statuario difensore salta e con il gomito destro colpisce volontariamente una palla innocua e inutile, decretando il rigore ai biancocelesti. Che realizzano il gol dell’addio allo scudetto dei nerazzurri. Ancora. Il centravanti austriaco di conclamata esperienza al 94′ sbaglia un gol clamoroso che distrugge qualsiasi ambizione di Simone Inzaghi strappando di dosso quello scudetto conquistato la stagione scorsa.

di Beppe Vigani

Giornalista professionista iscritto all'Ordine dal 1993. Corrispondente, in passato, del Corriere dello Sport e delle Agenzie radiofoniche AGR e CNR, redattore a La Notte, Infront, radio MilanInter e radio Number One, oltre ad altre innumerevoli collaborazioni. Opinionista, attualmente, di Telelombardia e Top Calcio 24-7Gold

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *