Il Bologna dopo cinquantun anni vince la coccarda tricolore, superando il Milan con un gol di Ndoye. Per l’allenatore dei felsinei è la prima finale vinta, dopo le tre perse
Cinque giorni prima il Bologna aveva perso proprio con il Milan nella terzultima di campionato; la vendetta è arrivata subito, forse nel momento migliore. Nella finale di Coppa Italia, come quel 23 maggio 1974, quando i rossoblù, allenati da Bruno Pesaola detto Petisso, schierò contro il Palermo Sergio Buso, Tazio Roversi, Angelo Rimbano, Franco Battisodo e Franco Cresci. Sulla fascia destra Adriano Novellini, a centrocampo Pierino Ghetti, Giacomo Bulgarelli (leggendario capitano) e Roberto Vieri (papà dell’attaccante Christian) trequartista, Beppe Savoldi e Fausto Landini erano centravanti e ala sinistra. Si andò ai rigori perché i tempi regolamentari finirono 1-1 con reti di Sergio Magistrelli e pareggio su rigori di Savoldi su un rigore generoso concesso dall’allora arbitro internazionale Sergio Gonella. L’ultimo calcio di rigore, quella della vittoria, portò la firma di Eraldo Pecci, che in seguito fece le fortune del Torino.
Questa volta c’era di fronte il Milan, non come quella volta, quando di fronte si era trovata di fronte una squadra di Serie B. Vincenzo Italiano questa volta l’ha preparata davvero bene la partita. Pressing a centrocampo, doppia marcatura su Rafa Leão e portare costantemente su la palla attraverso il gioco sulle fasce. La reazione alla palla persa è stata determinante, contro una squadra arrivata all’Olimpico apparentemente meno agguerrita del solito, che ha fatto molta difficoltà a trovare linee di passaggi e soprattutto lucidità negli ultimi trenta metri dove ha sempre perso i duelli in mezzo al campo. Il gol di Dan Ndoye al 13′ della ripresa è bastato al Bologna per portare a casa un trofeo dopo più di mezzo secolo. Il tecnico dei felsinei, probabilmente rimarrà sotto la Torre degli Asinelli fino al 2027, ma al prossimo calciomercato c’è chi giura che potrebbe allenare una big. Nulla è da escludere.
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