Israele e Stati uniti decisi a spazzare via il potere teocratico in Iran. In ricordo anche di ciò che successe nel 1979, quando l’ayatollah Khomeini rovesciò il governo-fantoccio e sanguinario dello Shah
Rovesciare gli ayatollah, sostituirli con un “Leone che risorge”, così come viene denominato l’attacco israeliano in corso, o coi desideri dei nostalgici della dinastìa Pahlavi che pure dicono di volere un Iran del futuro basandosi sui simboli d’un triste passato. Israele e gli Stati Uniti, mica solo Benjamin Netanyahu e Donald Trump, inseguono il sogno del cambio di regime in Iran. Viste le molteplici criticità dello Stato persiano sul fronte economico, soprattutto per gli embarghi decennali voluti da tutte le amministrazioni statunitensi in virtù del mai sanato smacco degli ostaggi che viaggia ben oltre i 444 giorni di quella crisi (1979). Se oggi Trump e un pezzo d’America accettano d’appoggiare la guerra al Medio Oriente lanciata dal premier israeliano è per la revanche eterna rivolta agli iraniani che hanno spazzato via il potere dei governi-fantoccio come quello sanguinario dello Shah. In quella rivoluzione diventata islamica, pur avendo altre anime, c’era il rigetto dell’intento di dominio esterno sempre presente con svariati attori. L’alleanza d’acciaio fra Washington e Tel Aviv, elemento portante per la nascita, lo sviluppo e l’ingombro del sionismo ben oltre i propri confini statali universalmente riconosciuti, vede da tempo favorire a senso unico abusi, guerre, stragi, da parte d’Israele col supporto militare di un’America subordinata ai voleri del fanatismo ebraico. Fantastica geopolitica che vede fondamentalismi a senso unico, accade fra le due sponde atlantiche dell’Occidente civile che rincorre pervicacemente le crociate del Terzo Millennio. Sfruttare la debolezza intrinseca d’un regime, quello iraniano lo è, indebolito da un’opposizione allo strapotere clericale, è la strada pensata dagli avversari interni ed esterni, coi primi propensi ad aiutare chi vuol dare una spallata non tanto a una Guida Suprema indebolita dall’età, ma al simbolo del suo ruolo. Il potere del clero sancito dal velayat-e faqih, imposto dal Ruhollah Khomeini agli altri ayatollah. Scelte antiche e divisive, fra gli stessi chierici di rango, eppure pesantemente presenti nei conflitti fra un Iran riformista e uno conservatore che periodicamente hanno spaccato il Paese, non solo il Gotha dei turbanti.

Se per un primo ventennio questi contrasti sono stati vissuti dentro il ventre molle della nazione, saldando due caste di potere, chierici e militari, i loro gruppi di rappresentanza parlamentare e le bonyad economiche controllate, nel secondo ventennio il fremito civile, la voglia di diritti, la gioventù studentesca urbana che s’erge contro quelle caste e agogna la laicizzazione, il genere femminile che rifiuta il velo e magari pure la chirurgia estetica in voga, hanno animato gli scrolloni dell’Onda verde del 2009 e le periodiche rivolte, fino all’omicidio di Stato di Mahsa Amini. Questo in una società spaccata fra chi difende il passato recente della Rivoluzione islamica e chi non amandolo, insegue un cambiamento. Altra cosa sono i rovesciamenti pilotati, come può diventare la guerra di Netanyahu lanciata all’intera nazione iraniana, più che contro chierici e pasdaran. Un po’ come accade alla Gaza distrutta per scacciare Hamas, mentre il progetto è fare terra bruciata di ogni palestinese. A economia azzoppata e spaccature interne s’aggiunge l’attuale debolezza degli apparati iraniani della forza, non tanto per la disgregazione dell’Asse della Resistenza con lo sfaldamento di Hezbollah e Hamas, ma per il meticoloso e prolungato lavoro d’infiltrazione operato dagli apparati dell’Intelligence israeliana che si servono di oppositori iraniani e d’insospettabili iraniani inseriti nella vita civile, militare, scientifica e probabilmente politica del loro Paese. Non si tratta d’inseguire le solite congetture complottiste, parlano i fatti di cronaca geopolitica che possono svelare reiterate operazioni del Mossad legate a questa tattica, peraltro già praticata nei confronti di Fatah e Hamas. E’ un fatto: Israele, grazie al fiume di denaro a sua disposizione, compra i propri avversari, certo se costoro sono propensi a vendersi. Ultimo, e non certo secondario, fattore del piano di rovesciamento legato alla forza, il peso tecnologico negli attuali conflitti, un terreno su cui l’Iran paga pegno, poiché lo scontro che può anche tenersi nei tunnel e nelle trincee, viaggia nei cieli, corre nei bip informatici. Perciò ogni altrui avanzamento, non necessariamente sulla deterrenza nucleare, è temuto. Mondi di serie A e B e peggio ancora. I secondi e terzi piacciono subalterni, è una storia che si ripete dai tempi di chi l’atomica l’ha usata veramente.
articolo pubblicato su http://enricocampofreda.blogspot.it