Marianne Jean-Baptiste, a sinistra, e Michele Austin interpretano due sorelle in Scomode verità

Lavoro teso e drammatico diretto dall’ottantaduenne Leigh con precisione e in modo morbido. Un gioiellino da non perdere

Pansy è una casalinga sempre in lotta col prossimo: il marito, il figlio obeso e affranto dalla solitudine, lo sconosciuto nel parcheggio o al supermercato. La sua è una vita straziata e straziante (come l’urlo con cui si apre il film, lei sola nella sua camera che vive come un rifugio che la protegge dal mondo) soffocata dalle paure e dall’ansia costante di un non ben precisato pericolo. I suoi modi aggressivi la rendono odiosa e antipatica. Le fa da contraltare la sorella Chantelle, parrucchiera solare che non alza mai la voce, si prodiga in consigli per le clienti, le colleghe e le figlie ed è benvoluta da tutti. Mike Leigh scrive e dirige un ottimo film dove all’apparenza succede poco. In realtà, al di là della (non) vita di Pansy punta il dito e la trama sullo stato interiore della donna. Mostrare il fuori per arrivare al dentro, catapultandoci a piedi uniti nel dolore e nelle paure più profonde di una donna che vede il mondo come qualcosa di incontrollabile, dove tutto (persino un uccello nel giardino spoglio) è spaventoso e necessita o di un aiuto esterno (il marito che scaccia il volatile) o di una perfetta noncuranza.

La locandina del film

A questo proposito ottimo l’esempio del figlio Moses che per la festa della madre le regala con tenerezza un mazzo di fiori che la donna tratta con ripugnanza: anche il più semplice gesto dell’altro è vissuto come un atto terroristico. Motivo per cui sia Moses che il padre sono schiacciati da questa divorante figura di donna, tanto da non sapere bene cosa fare e da rinchiudersi in un mutismo desolante. Le motivazioni del terrore di Pansy saranno sfiorate nel film e non le svelerò qui. Il regista ottantaduenne inglese dirige con mano lieve ma precisa un’opera tesa e drammatica. Ancora una volta (dopo “Segreti e bugie”) la famiglia e i suoi componenti sono il punto di partenza su cui si focalizza la lente del regista. Che regala a Marianne Jean-Baptiste un ruolo da grande interprete (che le è valso il premio Attrice dell’anno 2024 del London Critics Circle Film Awards), proprio lei che aveva debuttato nel 1996 con Leigh nello splendido già citato “Segreti e bugie” (se non lo avete visto recuperate questo piccolo gioiello!). Anche gli altri attori sono in stato di grazia, tutti. Consigliatissimo. Al cinema.

di Adriano Cavicchia Scalamonti

E' da sempre interessato al cinema e alla scrittura. Nel 1993 ha partecipato a un corso di sceneggiatura condotto da Lara Fremder (Alambrado; Garage Olimpo) e Paolo Rosa (Il Mnemonista). Negli anni successivi ha scritto recensioni cinematografiche per la pagina televideo di Telelombardia, emittente privata per la quale lavoro dal 1986 in qualità di tecnico. Dal 2009 al 2016 ha studiato recitazione teatrale e cinematografica presso l’Associazione Culturale Dedalus di Milano. Nel 2011 ha iniziato a scrivere racconti brevi e brevissimi. Nello stesso anno ha partecipato al “Premio Solinas – Storie per il cinema” con un suo soggetto. Sempre nel 2011 e poi nel 2014 ha partecipato al Concorso letterario indetto dalla Biblioteca Comunale di San Donato Milanese (MI) classificandosi entrambe le volte al secondo posto. Nel 2015 ha scritto la sceneggiatura (tratta dal suo racconto “E se domani”) e ha diretto il cortometraggio “Dislivelli”. Negli anni successivi ha scritto alcuni racconti. Dall’ottobre del 2023 ha aperto un blog in cui pubblica recensioni cinematografiche, https://vistierivistidalconte.blogspot.com/ A dicembre 2024 viene pubblicato il suo primo romanzo, “L’uomo in meno” (Robin edizioni).

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